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Breve storia di Iglesias


I territori dell'Iglesiente sono caratterizzati dalle prime e più antiche terre emerse della Sardegna (tra le più antiche d'Europa), abitate almeno 6000 anni prima dell'avvento dell'era cristiana. La storia della villa medioevale pisana (1258) divenuta la spagnola Iglesias, è caratterizzata da una grande volontà di coesione e convergenza territoriale delle popolazioni del Sud Ovest sardo: già dal medioevo veniva vista come un'oasi in una landa prevalentemente disabitata con grandi foreste, una struttura orografica e un clima che hanno caratterizzato chiaramente la morfologia del territorio e il paesaggio. La presenza di miniere metallifere ha permesso lo sviluppo delle industrie estrattive minerarie, la ricchezza e varietà arborea, la crescita di imprese carbonifere e sugherifici; la fertilità dei terreni ha favorito il moltiplicarsi di frutteti rigogliosi e orti; le tradizioni popolari, la cucina, l'artigianato hanno consolidato per secoli le sue reali radici legate al sole e alla terra; le sue sorgenti e i terreni coltivati vennero apprezzati anche dai sovrani sabaudi che li compararono ai migliori del regno; la gentilezza, l'ostinata operosità e la generosità della sua popolazione li rendeva distinguibili tra le tante differenti culture che popolano i territori sardi.


La storia parla chiaro. Le varie dominazioni che si sono susseguite hanno portato novità e sottratto risorse ambientali. I pisani hanno dominato poco meno di 60 anni (tra il 1258 e il 1295, e tra il 1302 e il 1324) ma hanno lasciato importanti eredità: uno statuto, arti e mestieri, la struttura portante della città, l'arte di cavare metalli dalla roccia. Gli spagnoli hanno dominato duramente per quasi quattro secoli, dopo sanguinose lotte di conquista, contratte con le popolazioni autoctone che con coraggio e caparbietà avevano tentato di mantenere i domini nelle mani dei sardi. L'intelligenza e la sensibilità politica dei sovrani arborensi è stata spesso ingiustamente trascurata dalla memoria storica degli iglesienti. Dopo 85 anni di lotte tra spagnoli e sardi (tra il 1323 e il 1409) e l'inizio dello sfruttamento sistematico delle risorse ambientali e minerarie dei territori dell'Iglesiente (tra il 1409 il 1720) si è compreso solo in parte il vero e profondo significato della mancanza di libertà, sotto un dominio dispotico e protervo, con un'ostinazione piena di arroganza e superbia. Eppure il carattere iglesiente si è manifestato ancora una volta con l'orgoglio del riscatto dalla schiavitù feudale (tra il 1449 e il 1450): un riscatto collettivo simbolo di unità d'intenti e di riconoscimento del significato profondo di un destino comune, quel destino comune che caratterizza un popolo, una Nazione e ora l'intera Umanità globalizzata. Neppure lo sterminio imposto dalla peste (tra il 1562 e il 1565) e dalle carestie hanno decretato l'abbandono della città; ripopolata in quasi trent'anni dalle popolazioni sparpagliate nelle campagne dei territori circostanti, compattata da credenze sopranaturali ha tentato di adattare il suo spirito libero ai vincoli imposti dalle gerarchie ecclesiastiche, figlie del domìnio incondizionato degli spagnoli, attraverso l'inquisizione gesuita e domenicana. Le scuole e i seminari ecclesiastici, se da un lato strappavano l'anima agli iglesienti, dall'altro tentava di ricomporre il fisico e lo spirito mortificati dalle secolari sofferenze di guerre, epidemie e carestie, per ripristinare il carattere combattivo e orgoglioso della popolazione meridionale sarda.


I benefici del tentativo di risollevarsi dalla inesorabile decadenza vengono presi a piene mani dai sovrani piemontesi, che guadagnata l'insegna reale con gli accordi conseguenti la Pace di Utrecht (1713) prima e il Patto di Londra (1718) poi, acquisisce la povera e malarica Sardegna (1720) perdendo i più redditizi domìni siciliani. I Savoia, determinati a trarre vantaggio economico dai nuovi territori e dimostrare il valore del loro lignaggio ai sovrani di tutta Europa, che ne avevano decretato la reale appartenenza, dispongono e impongono la nuova linea politica, costruiscono il potere reale erodendo i privilegi ecclesiastici (tra il 1847 e il 1870) e sollecitando il progetto di opere a vantaggio dello sfruttamento minerario e boschivo, orchestrando la vita quotidiana dei territori e delle città. La razionalità sostituisce la fede, che resta vincolata al controllo sociale delle masse povere e ignoranti. Vengono sollecitate le autonomie locali con l'istituzione dei 'consigli civici' nelle città, sempre con il controllo delle famiglie locali più vicine alla 'Real casa' piemontese. Vengono potenziate le università e stimolato lo studio sistematico del territorio e delle sue risorse, vengono costruiti ospedali anche con donazioni pubbliche. Si comincia a prevenire razionalmente la carenza di cibo e di risorse idriche, organizzando i 'monti frumentari' e individuando nuovi pozzi. Inizia lo sfruttamento razionale delle miniere e vengono attuati, su vasta scala, progetti ingegneristici di infrastrutture che impiegano maestranze di varia provenienza. Aumentano le entrate regie e migliorano le tecniche esattoriali, si costruiscono porti, ferrovie e nuove strade; le tecnologie dell'epoca vengono sfruttate per aumentare la produttività delle concessioni minerarie. Si formano nuove comunità limitrofe all'insediamento principale di Iglesias.

La popolazione residente aumenta ed è sempre più dipendente dall'industria estrattiva e dalle attività dell'indotto. L'energia delle macchine a vapore è quella proveniente dal carbone da legna dovuto al disboscamento selvaggio delle foreste dell'Iglesiente, usate anche per le traversine delle ferrovie di tutta Italia e per mettere in sicurezza le gallerie delle miniere. Duro lavoro e 'paghe da fame' acuiscono le differenze di classe sociale e creano una comunità a diverse velocità che col tempo, le lotte e le rivendicazioni sindacali, tende a stabilizzarsi. Gli analfabeti all'inizio del '900 a Iglesias sono quasi il 45%. Vengono organizzate ed attuate manifestazioni di protesta di vasto impatto e ampia partecipazione. Parte un'ondata di scioperi con rivendicazioni dei diritti umani per il trattamento disumano cui venivano sottoposti i minatori, i bambini e le donne e rivendicazioni salariali (eccidio di Buggerru, domenica 4 settembre 1904).


Una guerra mondiale che aveva coinvolto, come "carne da macello", i giovani sardi delle famiglie più povere, riconsegna alle miniere del Sulcis-Iglesiente i sopravvissuti. I reduci si organizzano e non vogliono più sottostare al vecchio sistema che li aveva resi marginali e si forma il "Partito dei combattenti" che convergerà prevalentemente nel Partito Nazionale Fascista e nel Partito Sardo d'Azione. Dopo una "protesta per il pane" e una resistenza dei minatori piegata dalle forze governative con durezza e determinazione (eccidio di Iglesias, martedì 11 maggio 1920), s'impone la linea dura degli imprenditori minerari dell'Iglesiente, tutti membri illustri dell'Associazione Mineraria Sarda, organizzati in associazioni massoniche sull'esempio inglese e francese: essi assoldavano masnade di picchiatori e delinquenti per piegare ogni resistenza della classe operaia mineraria, con violenze e omicidi che diedero origine allo squadrismo fascista. Parte dei massimalisti socialisti (i rivoluzionari del 'tutto o nulla') converge nel PNF e parte nel PCd'I dopo la scissione del PSI (Livorno, 21 gennaio 1921). Nascono il Partito Socialista Unitario e il Partito Comunista d'Italia, poi il Partito Sardo d'Azione; i cattolici si coalizzano col Partito Nazionale Fascista e impongono la dittatura con un colpo di stato (28 ottobre 1922) e con brogli elettorali e violenze (6 aprile 1924). Una parte della popolazione può crescere la prole che alcuni riescono a far studiare, oltre la licenza elementare, in scuole pubbliche; c'è il teatro e ci sono locali da ballo, spazi per attività sportive. Nel Sulcis-Iglesiente s'impone una dittatura con la forza e con la dipendenza economica da una monocultura industriale mineraria che sembra essere eterna e salvifica e, nonostante gli scontri violenti e le lotte civili, fa accettare una dittatura fascista, fomentata e alimentata dalla classe borghese industriale e protetta con le violenze e i soprusi.


Dopo un ventennio, per alcuni nostalgici ancora impresso nella memoria come un'età dell'oro, si scioglie l'imbroglio che porta a una nuova guerra mondiale (per l'Italia tra il 10 giugno 1940 e l'8 maggio 1945) e ad una guerra civile (tra l'8 settembre 1943 e il  25 aprile 1945), ripristinando la verità negata per oltre un ventennio dal surrogato fatto di propaganda populista. I vincitori anglo-americani hanno posto le loro 'basi' sui territori sardi e espanso la loro influenza economica e culturale, paradossalmente anche con l'aiuto di chi hanno combattuto (retrogradi reazionari e conservatori), con il sacrificio dei loro giovani soldati. Sul carro dei vincitori salgono tutti, vincitori e vinti. L'egemonia culturale angloamericana ha vita facile coi vinti e anche con chi ha cercato di difendere i valori della democrazia nello scontro fratricida della Resistenza e contro l'ex-alleato germanico, ora invasore. Viene potenziato il controllo capillare del territorio con 'organizzazioni atlantiche' che affiancano, nell'antico ed esclusivo ruolo, la chiesa cattolica.


La storia dei popoli è sempre stata finora quella della lotta tra sfruttatori e sfruttati, tra il potere economico e la manodopera dei portatori di forza lavoro. La democrazia, la cultura e lo studio sono l'unico antidoto efficace contro le dittature e la tirannide arrogante degli sfruttatori: ma sono ancora troppo pochi coloro che hanno capito a fondo questo semplice concetto.

Costruire biblioteche aggiornate e accoglienti, biblioteche di quartiere e biblioteche di condomìnio questo è l'unico modo per tentare di emancipare le persone dall'egemonia di chi vuole un gregge quieto e soggiogato economicamente e dai mezzi d'informazione, anziché una comunità viva e critica, indipendente dal giogo imposto da chi vuole perpetuare con l'arroganza il proprio potere senza risolvere i problemi economici e occupazionali del territorio. Familiarizzare coi maggiori pensatori di tutti i tempi e di tutte le origini e opinioni, creare luoghi d'incontro e di discussione.

Facilitare le letture pubbliche di capolavori e opere influenti del pensiero classico e moderno può stimolare l'incontro di nuove idee e tradizioni consolidate e fornire il terreno fertile per la creazione di nuovi valori e innovazione. Conoscere la storia del territorio può farci scoprire che un futuro migliore è possibile, riconoscere e individuare con precisione i nuovi detentori dell'egemonia culturale dei territori può permetterci di costruire strategie vincenti per resistere all'imbarbarimento indotto da chi non conosce e non rispetta la cultura e le tradizioni locali e utilizza l'ignoranza come grimaldello per consolidare il proprio potere sui territori e le persone che li abitano. Conoscere permette di realizzare l'emancipazione economica mediante lo sfruttamento razionale delle risorse materiali e l'organizzazione efficace delle risorse umane locali finalizzate alla creazione di strutture produttive dimensionate sulle effettive esigenze del territorio e di chi lo popola da secoli, senza trascurare i valori e la qualità della vita della comunità, senza trascurare i deboli o chi è in difficoltà, con saggezza ed equilibrio, con lungimiranza e coerenza, con costanza e determinazione, che non si piega davanti alle armi del potere, il ricatto, le minacce, il dileggio e la diffamazione.    PLG_GSPEECH_SPEECH_BLOCK_TITLE I territori dellIglesiente sono caratterizzati dalle prime e più antiche terre emerse della Sardegna (tra le più antiche dEuropa), abitate almeno 6000 anni prima dellavvento dellera cristiana. La storia della villa medioevale pisana (1258) divenuta la spagnola Iglesias, è caratterizzata da una grande volontà di coesione e convergenza territoriale delle popolazioni del Sud Ovest sardo: già dal medioevo veniva vista come unoasi in una landa prevalentemente disabitata con grandi foreste, una struttura orografica e un clima che hanno caratterizzato chiaramente la morfologia del territorio e il paesaggio. La presenza di miniere metallifere ha permesso lo sviluppo delle industrie estrattive minerarie, la ricchezza e varietà arborea, la crescita di imprese carbonifere e sugherifici; la fertilità dei terreni ha favorito il moltiplicarsi di frutteti rigogliosi e orti; le tradizioni popolari, la cucina, lartigianato hanno consolidato per secoli le sue reali radici legate al sole e alla terra; le sue sorgenti e i terreni coltivati vennero apprezzati anche dai sovrani sabaudi che li compararono ai migliori del regno; la gentilezza, lostinata operosità e la generosità della sua popolazione li rendeva distinguibili tra le tante differenti culture che popolano i territori sardi. La storia parla chiaro. Le varie dominazioni che si sono susseguite hanno portato novità e sottratto risorse ambientali. I pisani hanno dominato poco meno di 60 anni (tra il 1258 e il 1295, e tra il 1302 e il 1324) ma hanno lasciato importanti eredità: uno statuto, arti e mestieri, la struttura portante della città, larte di cavare metalli dalla roccia. Gli spagnoli hanno dominato duramente per quasi quattro secoli, dopo sanguinose lotte di conquista, contratte con le popolazioni autoctone che con coraggio e caparbietà avevano tentato di mantenere i domini nelle mani dei sardi. Lintelligenza e la sensibilità politica dei sovrani arborensi è stata spesso ingiustamente trascurata dalla memoria storica degli iglesienti. Dopo 85 anni di lotte tra spagnoli e sardi (tra il 1323 e il 1409) e linizio dello sfruttamento sistematico delle risorse ambientali e minerarie dei territori dellIglesiente (tra il 1409 il 1720) si è compreso solo in parte il vero e profondo significato della mancanza di libertà, sotto un dominio dispotico e protervo, con unostinazione piena di arroganza e superbia. Eppure il carattere iglesiente si è manifestato ancora una volta con lorgoglio del riscatto dalla schiavitù feudale (tra il 1449 e il 1450): un riscatto collettivo simbolo di unità dintenti e di riconoscimento del significato profondo di un destino comune, quel destino comune che caratterizza un popolo, una Nazione e ora lintera Umanità globalizzata. Neppure lo sterminio imposto dalla peste (tra il 1562 e il 1565) e dalle carestie hanno decretato labbandono della città; ripopolata in quasi trentanni dalle popolazioni sparpagliate nelle campagne dei territori circostanti, compattata da credenze sopranaturali ha tentato di adattare il suo spirito libero ai vincoli imposti dalle gerarchie ecclesiastiche, figlie del domìnio incondizionato degli spagnoli, attraverso linquisizione gesuita e domenicana. Le scuole e i seminari ecclesiastici, se da un lato strappavano lanima agli iglesienti, dallaltro tentava di ricomporre il fisico e lo spirito mortificati dalle secolari sofferenze di guerre, epidemie e carestie, per ripristinare il carattere combattivo e orgoglioso della popolazione meridionale sarda. I benefici del tentativo di risollevarsi dalla inesorabile decadenza vengono presi a piene mani dai sovrani piemontesi, che guadagnata linsegna reale con gli accordi conseguenti la Pace di Utrecht (1713) prima e il Patto di Londra (1718) poi, acquisisce la povera e malarica Sardegna (1720) perdendo i più redditizi domìni siciliani. I Savoia, determinati a trarre vantaggio economico dai nuovi territori e dimostrare il valore del loro lignaggio ai sovrani di tutta Europa, che ne avevano decretato la reale appartenenza, dispongono e impongono la nuova linea politica, costruiscono il potere reale erodendo i privilegi ecclesiastici (tra il 1847 e il 1870) e sollecitando il progetto di opere a vantaggio dello sfruttamento minerario e boschivo, orchestrando la vita quotidiana dei territori e delle città. La razionalità sostituisce la fede, che resta vincolata al controllo sociale delle masse povere e ignoranti. Vengono sollecitate le autonomie locali con listituzione dei consigli civici nelle città, sempre con il controllo delle famiglie locali più vicine alla Real casa piemontese. Vengono potenziate le università e stimolato lo studio sistematico del territorio e delle sue risorse, vengono costruiti ospedali anche con donazioni pubbliche. Si comincia a prevenire razionalmente la carenza di cibo e di risorse idriche, organizzando i monti frumentari e individuando nuovi pozzi. Inizia lo sfruttamento razionale delle miniere e vengono attuati, su vasta scala, progetti ingegneristici di infrastrutture che impiegano maestranze di varia provenienza. Aumentano le entrate regie e migliorano le tecniche esattoriali, si costruiscono porti, ferrovie e nuove strade; le tecnologie dellepoca vengono sfruttate per aumentare la produttività delle concessioni minerarie. Si formano nuove comunità limitrofe allinsediamento principale di Iglesias. La popolazione residente aumenta ed è sempre più dipendente dallindustria estrattiva e dalle attività dellindotto. Lenergia delle macchine a vapore è quella proveniente dal carbone da legna dovuto al disboscamento selvaggio delle foreste dellIglesiente, usate anche per le traversine delle ferrovie di tutta Italia e per mettere in sicurezza le gallerie delle miniere. Duro lavoro e paghe da fame acuiscono le differenze di classe sociale e creano una comunità a diverse velocità che col tempo, le lotte e le rivendicazioni sindacali, tende a stabilizzarsi. Gli analfabeti allinizio del 900 a Iglesias sono quasi il 45%. Vengono organizzate ed attuate manifestazioni di protesta di vasto impatto e ampia partecipazione. Parte unondata di scioperi con rivendicazioni dei diritti umani per il trattamento disumano cui venivano sottoposti i minatori, i bambini e le donne e rivendicazioni salariali (eccidio di Buggerru, domenica 4 settembre 1904). Una guerra mondiale che aveva coinvolto, come carne da macello, i giovani sardi delle famiglie più povere, riconsegna alle miniere del Sulcis-Iglesiente i sopravvissuti. I reduci si organizzano e non vogliono più sottostare al vecchio sistema che li aveva resi marginali e si forma il Partito dei combattenti che convergerà prevalentemente nel Partito Nazionale Fascista e nel Partito Sardo dAzione. Dopo una protesta per il pane e una resistenza dei minatori piegata dalle forze governative con durezza e determinazione (eccidio di Iglesias, martedì 11 maggio 1920), simpone la linea dura degli imprenditori minerari dellIglesiente, tutti membri illustri dellAssociazione Mineraria Sarda, organizzati in associazioni massoniche sullesempio inglese e francese: essi assoldavano masnade di picchiatori e delinquenti per piegare ogni resistenza della classe operaia mineraria, con violenze e omicidi che diedero origine allo squadrismo fascista. Parte dei massimalisti socialisti (i rivoluzionari del tutto o nulla) converge nel PNF e parte nel PCdI dopo la scissione del PSI (Livorno, 21 gennaio 1921). Nascono il Partito Socialista Unitario e il Partito Comunista dItalia, poi il Partito Sardo dAzione; i cattolici si coalizzano col Partito Nazionale Fascista e impongono la dittatura con un colpo di stato (28 ottobre 1922) e con brogli elettorali e violenze (6 aprile 1924). Una parte della popolazione può crescere la prole che alcuni riescono a far studiare, oltre la licenza elementare, in scuole pubbliche; cè il teatro e ci sono locali da ballo, spazi per attività sportive. Nel Sulcis-Iglesiente simpone una dittatura con la forza e con la dipendenza economica da una monocultura industriale mineraria che sembra essere eterna e salvifica e, nonostante gli scontri violenti e le lotte civili, fa accettare una dittatura fascista, fomentata e alimentata dalla classe borghese industriale e protetta con le violenze e i soprusi. Dopo un ventennio, per alcuni nostalgici ancora impresso nella memoria come unetà delloro, si scioglie limbroglio che porta a una nuova guerra mondiale (per lItalia tra il 10 giugno 1940 e l8 maggio 1945) e ad una guerra civile (tra l8 settembre 1943 e il  25 aprile 1945), ripristinando la verità negata per oltre un ventennio dal surrogato fatto di propaganda populista. I vincitori anglo-americani hanno posto le loro basi sui territori sardi e espanso la loro influenza economica e culturale, paradossalmente anche con laiuto di chi hanno combattuto (retrogradi reazionari e conservatori), con il sacrificio dei loro giovani soldati. Sul carro dei vincitori salgono tutti, vincitori e vinti. Legemonia culturale angloamericana ha vita facile coi vinti e anche con chi ha cercato di difendere i valori della democrazia nello scontro fratricida della Resistenza e contro lex-alleato germanico, ora invasore. Viene potenziato il controllo capillare del territorio con organizzazioni atlantiche che affiancano, nellantico ed esclusivo ruolo, la chiesa cattolica. La storia dei popoli è sempre stata finora quella della lotta tra sfruttatori e sfruttati, tra il potere economico e la manodopera dei portatori di forza lavoro. La democrazia, la cultura e lo studio sono lunico antidoto efficace contro le dittature e la tirannide arrogante degli sfruttatori: ma sono ancora troppo pochi coloro che hanno capito a fondo questo semplice concetto. Costruire biblioteche aggiornate e accoglienti, biblioteche di quartiere e biblioteche di condomìnio questo è lunico modo per tentare di emancipare le persone dallegemonia di chi vuole un gregge quieto e soggiogato economicamente e dai mezzi dinformazione, anziché una comunità viva e critica, indipendente dal giogo imposto da chi vuole perpetuare con larroganza il proprio potere senza risolvere i problemi economici e occupazionali del territorio. Familiarizzare coi maggiori pensatori di tutti i tempi e di tutte le origini e opinioni, creare luoghi dincontro e di discussione. Facilitare le letture pubbliche di capolavori e opere influenti del pensiero classico e moderno può stimolare lincontro di nuove idee e tradizioni consolidate e fornire il terreno fertile per la creazione di nuovi valori e innovazione. Conoscere la storia del territorio può farci scoprire che un futuro migliore è possibile, riconoscere e individuare con precisione i nuovi detentori dellegemonia culturale dei territori può permetterci di costruire strategie vincenti per resistere allimbarbarimento indotto da chi non conosce e non rispetta la cultura e le tradizioni locali e utilizza lignoranza come grimaldello per consolidare il proprio potere sui territori e le persone che li abitano. Conoscere permette di realizzare lemancipazione economica mediante lo sfruttamento razionale delle risorse materiali e lorganizzazione efficace delle risorse umane locali finalizzate alla creazione di strutture produttive dimensionate sulle effettive esigenze del territorio e di chi lo popola da secoli, senza trascurare i valori e la qualità della vita della comunità, senza trascurare i deboli o chi è in difficoltà, con saggezza ed equilibrio, con lungimiranza e coerenza, con costanza e determinazione, che non si piega davanti alle armi del potere, il ricatto, le minacce, il dileggio e la diffamazione.  PLG_GSPEECH_SPEECH_POWERED_BY GSpeech

Iglesias, ottobre 2016

 

«Il mondo è quel disastro che vedete non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare

Albert Einstein (Ulm, 14 marzo 1879  - Princeton, 18 aprile 1955) eminente fisico tedesco, naturalizzato svizzero e poi statunitense

 

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